Se ci si fermasse ad origliare una qualunque conversazione fra colleghi, nei corridoi di un negozio, quando si affronta un argomento che parla di un problema o di una difficoltà o anche di un malessere, la prima spiegazione che si adduce è “LO STRESS”.
Ossia, ogni malessere è legato ad una situazione di richiesta eccessiva rispetto a capacità, competenze effettive, volontà. desiderio e/o aspettative della persona.
Questo atteggiamento di semplificare tutto, senza percepire le potenzialità di un meccanismo così importante, mi infastidisce da circa 10 anni, per una banalissima reazione emotiva ad una esperienza personale. La racconto, solo per far capire quanto sia importante saperne di più e imparare a conoscersi, ad ascoltarsi, per potersi difendere non solo dai pregiudizi e dai bollini che i saccenti ti applicano ma anche dai medici che brancolano nel buio il più delle volte e procedono a tentativi anche loro.
Forse la mia è stata solo UNA esperienza sfortunata ma, forzando il mio esagerato senso della riservatezza, vorrei spiegare quanto sia importante conservare una buona autoconsapevolezza dei propri meccanismi di reazione alle situazioni.
Nel caso specifico, quando il corpo sta reagendo con uno sfogo cutaneo tenete lontano i medici improvvisati della cerchia delle amicizie (animati si, da tante buone intenzioni ma non per questo scusabili) e ignorate i managerpsicologi che ti tacciono di persona ansiosa; nonchè non abbiate paura di reagire all’autorevolezza di medici laureati che, invece di partire dall’abc delle analisi, partono a farvi girare per consulti di eminenti colleghi ( che portano via tempo alla risoluzione e non poche risorse economiche) durante i quali il praticante di turno trova la soluzione corretta in quella più semplice, solo perché ha la sfiga di non saperne abbastanza…..
Sapete perché è importante? Perché se state nascondendo una patologia seria e non vi prendete sul serio adducendo una “ipersensibilità stressogena” (questa me la sono inventata io, non so se esista come definizione), rischiate che l’evoluzione della malattia porti a stadi ulteriori da cui si potrebbe non tornare indietro. Io sono stata fortunata, ad essere salvata dal praticante di turno che, forse più esperto di altro che di medicina, ha riconosciuto l’ipotesi di sifilide e mi ha salvata dallo stadio di attacco ai centri nervosi, nonché dalla frequentazione di un NON-uomo (credo di avere il diritto di apostrofarlo così, anche in considerazione della sua reazione successiva) e di amici e colleghi del cui pregiudizi faccio volentieri a meno.
Scrivendo questo articolo, vorrei mettere ordine in alcuni aspetti. Non ho la pretesa di esaustività; né di autorevolezza sull’argomento; tuttavia, occuparmi di corsi sull’intelligenza emotiva mi fa scoprire come conoscere prospettive diverse delle situazioni, possa aiutarci ad allargare le nostre, per affrontare meglio tutto.
- IL SIGNIFICATO: Come tanti termini, anche questo è talmente usato ed abusato che vale la pena riprendere i significati che assume nei contesti in cui viene usato rispetto a quelli che la lingua italiana e le scienze gli attribuiscono.
- IL VALORE: questa reazione agli stimoli esterni merita una valutazione morale, buono/non buono, o piuttosto funzionale, utile/non utile o meglio emotiva, piacevole/non piacevole?
- IL RUOLO: quando lo si percepisce, quale messaggio ci porta con il bouquet di emozioni che lo accompagna?
- STRESS E LAVORO: il mondo del retail, del lavoro di squadra ma anche solo un lavoro che chiede continuamente di uscire dalla propria mappa ( per usare un termine conosciuto ai più che si interessano di PNL)
Per quanto riguarda IL SIGNIFICATO, la prima volta che ho sentito parlare approfonditamente di Stress è stato in una formazione aziendale dove ci hanno spiegato che esistono 2 forme di Stress: l’Eustress, che è lo stress positivo; il distress, che è lo stress negativo. Ossia, ci hanno detto tutto tranne ciò che è.
In effetti, basta riprendere le buone abitudini degli scolari che usano l’Enciclopedia per studiare e approfondire; per scoprire che la nostra Treccani, richiama gli studi del medico viennese Seyle e spiega che:
“Secondo Seyle lo si può definire come una risposta aspecifica dell’organismo a qualunque richiesta. La totalità dei cambiamenti che avvengono nella struttura e nella composizione chimica dell’organismo viene infatti definita come sindrome generale di adattamento (SGA). Nella SGA si distinguono tre stadi: la reazione di allarme, lo stadio della resistenza e lo stadio dell’esaurimento” (fonte: Enciclop. Treccani)
LO STRESS E’ UN MECCANISMO DI ADATTAMENTO AGLI STIMOLI ESTERNI.
NON HA UN MODO UNIVOCO DI MANIFESTARSI.
Cosa ce ne facciamo di questo meccanismo?
E quella reazione che ci mostra che stiamo uscendo dalla nostra cosiddetta zona di comfort. La zona di comfort è area dove facciamo le cose che sappiamo fare senza sforzo, che ci danno piacere, che rispondono ai nostri desideri, alla nostra visione delle cose e del mondo. Ogni volta che una situazione ci mette davanti a qualcosa di diverso da noi, la nostra mente si allerta. Questo stato di alert, porta con se tutta una serie di reazioni fisiologiche, psicologiche, etc… che producono dei comportamenti.
Guardando le cose da questo punto di vista, ha ancora senso giudicare lo stress? Il VALORE di questo evento va espresso in termini morali di buono/non buono – positivo/negativo? Lo stress è un meccanismo che ci aiuta, se ascoltato. Possiamo dire che ci porta delle emozioni piacevoli o spiacevoli, possiamo valutare la sua utilità/inutilità ma niente ci porta in più parlandone in termini morali. Infatti, non è un individuo e quindi non gli si può attribuire una moralità. Esiste in quanto esistiamo, sta a noi usarlo a nostro vantaggio o a nostro svantaggio.
Il RUOLO, quindi, è determinato dalle nostre scelte comportamentali.
Una prima cosa da evidenziare è che è innegabile il ruolo del corpo: IL CORPO CI PARLA DELLO STRESS, prima di qualunque consapevolezza cognitiva. Il corpo ci parla e non possiamo dimenticare che lo fa. Per stare meglio, dobbiamo imparare a creare un rapporto di ascolto con esso. L’ascolto ci permette di rilevare dei cambiamenti e di comprendere che dobbiamo mettere in atto delle azioni di riequilibrio.
LA MENTE CREA, acquisendo le percezioni sensoriali, interpretando gli stimoli, elaborando visioni, integrando conoscenze, rimuovendone altre, distorcendone altre ancora; sfruttando i suoi meccanismi automatici ci proietta in situazioni più o meno stressanti.
I COMPORTAMENTI DETERMINANO lo scenario: parlano di noi agli altri e condizionano le nostre relazioni.
Gli effetti dello stress dipendono dall’intensità delle emozioni che porta con se. Un livello minimo e per tempo breve, atto a superare una situazione momentanea, è utile a creare il livello di energie e attenzione adeguata ad affrontare la situazione.
Una intensità elevata per un breve periodo deve farci porre delle domande sull’adeguatezza della reazione. Essa può minare fortemente le relazioni con chi entra in contatto con noi in quel periodo.
Una intensità bassa per un periodo prolungato può avere degli effetti dannosi sul benessere fisico e creare dei problemi, seppur gestibili, a causa dell’impatto sulla produzione di ormoni e neurotrasmettitori.
Una intensità alta per un periodo prolungato, può avere un ruolo determinante sull’aggravarsi/ crearsi di condizioni di malattia patologiche.
Dal sito www.issalute.it (istituto nazionale per la sanità), una sintesi degli effetti sulla salute in base all’intensità della percezione e alla durata di essa:
“(Stress acuto
Lo stress acuto è la reazione immediata del corpo a una minaccia, una sfida, uno spavento o una forte emozione. Generalmente si verifica una sola volta e in un periodo di tempo limitato. I disturbi (sintomi) più comuni sono:
- emotivi, ansia, irritabilità, rabbia
- fisici,tensione muscolare, mal di testa, problemi di stomaco o intestinali (acidità di stomaco, diarrea), aumento dei battiti cardiaci e, a volte, un possibile aumento temporaneo della pressione del sangue (ipertensione arteriosa)
[…….]
Stress cronico
L’esposizione per lungo tempo a fattori di stress, come un matrimonio non felice, rapporti conflittuali, situazioni lavorative non gratificanti, malattie persistenti nel tempo (croniche), portano a un aumento continuo (cronico) degli ormoni dello stress causando un sovraccarico che danneggia organi e tessuti (sovraccarico allostatico). In altre parole, se l’aumento della quantità di ormoni dello stress per un breve tempo è importante per risolvere prontamente una situazione, il mantenimento di livelli elevati per un lungo periodo (stress cronico) può provocare gravi conseguenze che includono:
- aumentata vulnerabilità alla comparsa o all’aggravamento di malattie
- malattie infettive
- malattie autoimmuni
- tumori
- malattie metaboliche
- malattie psichiatriche
- pressione arteriosa alta(ipertensione)
- infarto
o, nei casi meno gravi:
- mal di testa cronico
- insonnia
- ulcera gastrica
- disturbi dell’alimentazione )”
Lo stress , quindi, può avere molteplici ruoli. Un ruolo molto funzionale è di attivare le energie e l’attenzione a quello che sta accadendo per agire in maniera utile e proficua per se stessi e per gli altri. Esso permette di individuare comportamenti di adattamento e risposta che portano a risultati soddisfacenti per l’individuo interessato; non è detto che i risultati siano positivi anche per le persone in relazione con esso.
Questo dipende da altri fattori della gestione emotiva, come il livello di empatia, l’avere o non avere un obiettivo nobile (una visione della propria vita di lungo respiro), la gestione della propria motivazione innanzitutto. Queste sono competenze allenabili con il modello di intelligenza emotiva di Sixseconds.
Un ruolo disfunzionale sia per l’individuo interessato che per le persone in relazione con esso, invece, è lo stress acuto che si estende per periodi prolungati. Il malessere fisico, psicologico ed emotivo della persona avrà influenza negativa non solo su di essa; a lungo andare anche le persone che entrano in relazione con essa avranno rapporti disfunzionali e spiacevoli.
Il riconoscere le nostre emozioni e il saperne parlare; il riconoscere i propri meccanismi di azione e reazione, sono 2 competenze che appartengono all’area CONSAPEVOLEZZA del modello Six Seconds e possono essere allenate, grazie ad esso, per vivere meglio la nostra quotidianità al lavoro.