Quando ho iniziato a studiare per perfezionare la metodologia del Coaching che avevo appreso durante il lavoro, non avevo idea dove questa strada mi avrebbe portato. Sapevo solo che lavorare con l’atteggiamento di fiducia nella capacità di chiunque di migliorare rispetto a se stesso era la strada che meglio realizzava me stessa. Il bisogno di essere davvero utile alle persone con cui mi relazionavo a lavoro, la possibilità di costruire qualcosa per gli altri, di dare del valore aggiunto alle persone e all’ambiente in cui mi trovavo era quello che volevo; produrre fatturato non mi permetteva di cambiare la vita di nessuno ma solo di contribuire positivamente ad una organizzazione sulle cui sorti poco potevo avere influenza.
Quello su cui avevo potere di agire è il mio ambiente di lavoro, il mio ambiente di amicizie, quello familiare.
La mentalità da coach, applicato in senso esteso, permette di approcciarsi agli altri avendo fiducia nel potenziale di ognuno. Questo porta a lasciar andare atteggiamenti di superiorità, individualismo, disprezzo e incuria per l’altro.
Il coaching è, secondo John Whitmore (fondatore della metodologia del coaching) INTELLIGENZA EMOTIVA IN PRATICA.
Le caratteristiche e i principi che poi vengono evidenziati nel libro “Coaching” di J.W. , ediz. Unicomunicazione sono diverse da quelle che seguo personalmente, legata al modello di Sixseconds, Network internazionale di sviluppo dell’Intelligenza emotiva, fondato da J. Freedman, A. Jensen e K. McCown; questo modello è scaturito direttamente dal lavoro del creatore della definizione di “intelligenza emotiva”, Peter Salovey.
L’applicazione del modello ha permesso la creazione di strumenti di autoanalisi, con cui comprendere meglio il proprio funzionamento e da cui partire per sviluppare gli aspetti che ci interessano, rispetto ai nostri obiettivi.
Infatti, è uno di questi modelli che voglio mostrarti per accedere ad una migliore comprensione della potenza dello sviluppo della nostra intelligenza emotiva.
Il test Brain Brief Profile, già da solo, mostra quanto ci si sente orientati più ai dati emotivi che tecnici nella percezione del mondo
In una situazione del genere, Le emozioni, che già normalmente, per gli studi neuroscientifici, non sono altro che meccanismi di adattamento per la sopravvivenza, assumono un ruolo preponderante nel nostro agire. Il meccanismo di risposta emotivo, assume un ruolo principe nella percezione dell’esterno, condizionando così analisi, valutazioni, decisioni e azioni.
Per una persona che si pone degli obiettivi, essere consapevole che i propri meccanismi istintivi abbiano queste dinamiche, permette di lavorare direttamente su di essi o per logiche non lineari sulla propria crescita personale.
Infatti, quello che dice il test è quale sia la propensione istintiva ma non che essa si traduca necessariamente in comportamenti visibili. Inoltre, ogni area può essere ulteriormente analizzata nelle sue attitudini principali, dette “App”; ossia aspetti peculiari che caratterizzano la personalità, che altrove vengono chiamati talenti.
Questa consapevolezza può essere il punto di partenza per l’evoluzione, sostenendo la definizione degli obiettivi più adeguati alla persona stessa e, quindi, nel processo di evoluzione col coach, fino al raggiungimento dei risultati stessi.
Un ultimo aspetto interessante del metodo Six Seconds è proprio il modello principale,le cui competenze possono essere valutate attraverso il Sei Assestment.
Il modello Six Seconds, permette di analizzare i vari aspetti dei propri obiettivi attraverso la lente di 8 competenze.
Esse possono essere aspetti da potenziare per sostenere lo sviluppo o risorse già disponibili, su cui far forza per ottenere più velocemente i risultati desiderati.
Questo modello trova la sua efficacia nella costruzione di un rapporto con le emozioni diverso dal semplice Gestire le emozioni negative per non dire e/o fare cose di cui pentirsi immediatamente dopo il picco emotivo. Il modello presuppone l’allontanarsi da una concezione delle emozioni come ostacoli, punti di debolezza bensì come fonte di informazione su cosa ci sta dicendo la nostra mente, che condiziona la visione, l’analisi e , quindi, le decisioni e la motivazione.
Le emozioni diventano delle risorse che possono essere scoperte attraverso esercizi individuali o di gruppo, per prenderne familiarità e affrontare la quotidianità con più serenità ed intenzionalità.